Un amico geologo, guida e con un’agenzia di viaggi, ci propose una crociera in barca a vela alle Eolie, con lui e con un biologo marino, senza pretese da spedizione scientifica ma con un supporto di lettura e di conversazione adatti all’ambiente.
L’idea ci è piaciuta, e falliti i tentativi di aggregare parenti e amici abbiamo deciso di portare in viaggio figli, generi, nuore e nipoti.
Dieci persone, adatte per le cabine di un caicco da 25 metri includendo guide ed equipaggio.
Ed è partita l’avventura: prenotare il caicco con quasi un anno di anticipo, sperare nella salute e negli impegni di tutti, prendere biglietti aerei anche per chi veniva da Amburgo, e incrociare le dita.
Quando dopo dieci mesi ci siamo ritrovati tutti a Catania, abbiamo capito che ce l’avevamo fatta.
Viaggio in pulmino fino a Capo D’Orlando, scoperta del bellissimo caicco, dell’equipaggio e delle comode cabine e partenza nella sera verso Vulcano, col mare un po’ mosso; arrivati in rada, anche se tardi, abbiamo fatto la prima delle tante scorpacciate di pesce che ci avrebbero accompagnato per tutta la crociera.
La mattina dopo prima escursione, Gran Cratere di Vulcano, bordo interno di fumarole sulfuree che tolgono il respiro, concrezioni di cristalli gialli e presenza di zolfo fuso, che solidifica all’aria.
E splendidi panorami intorno, bombe vulcaniche, il cisto, che si aggrappa e comincia a colonizzare il terreno.
Al ritorno, sosta sulla spiaggia, a fare il bagno fra le pomici galleggianti e a godere dell’acqua limpidissima. Cena a bordo.
Il viaggio è continuato così, fra escursioni a terra, spostamenti fra un’isola e l’altra, visite a luoghi particolari o puntate enogastronomiche, mentre le nostre guide, senza mai calcare la mano, ci invitavano a notare una particolare formazione, l’orografia di un luogo, le variazioni microclimatiche determinate dai rilievi, la presenza di fauna marina diversa a seconda dei fondali e così via.
Nipotini coinvolti dalla biologa direttamente nella pesca e nell’osservazione del pescato, fino all’esame anatomico, con l’ovvia creazione di ricordi gonfiati e miti corrispondenti.
Dopo Vulcano, Salina, azienda di Malvasia e capperi, poi Pollara, romantica nel bagno al tramonto e magica nell’ambientazione de “Il Postino di Neruda”.
Fossa delle Felci: mille metri di dislivello a salire, altrettanti ovviamente a scendere, sentieri scomodi e scivolosi, minaccia di maltempo al ritorno, guida preoccupata per anziani e bimbi, ma tutti hanno superato brillantemente la prova e, come premio, strepitose granite di mandorle.
E poi Stromboli!
Escursione al cratere annullata per problemi di sicurezza, e attività eruttiva, in quel periodo molto intensa, osservata magicamente dal mare.
Difficile trasmettere l’emozione di restare per ore ad osservare i pennacchi infuocati brillare nella notte, con la luna piena sul mare e boati che si ripetevano ogni pochi minuti.
Lisca Bianca, colonne di bolle che salgono dal fondo e rovine romane a cento metri di profondità, Panarea quasi senza turisti, ex fabbrica Solvay con mare limpidissimo e pesci volanti sul fondo.
Belle chiacchierate serali, sole e mare, totani pescati a 500 metri di profondità.
Viaggio perfetto, luoghi e tempo splendidi, guide competenti e amiche, ottima cucina, equipaggio di qualità, la Famiglia al suo massimo. Un gran bel ricordo.