Dopo essere stato – e per breve durata- un mediocre atleta di canottaggio a livello giovanile nonché aver avuto alcune esperienze in ambito dirigenziale societario (che peraltro continuano tuttora) ho intrapreso la “carriera” (se così si può chiamare) di arbitro nella stessa disciplina: dopo un percorso di qualche anno a livello nazionale la mia Federazione Sportiva ha deciso di propormi per l’esame della licenza Internazionale: test superato con successo nel 1988.
Ho iniziato quindi un percorso che, passo dopo passo, mi ha portato a essere membro della Giuria alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996. Dopo qualche anno, nel 2002, si è presentata l’occasione di essere proposto, sempre dalla mia Federazione, a membro della Commissione Arbitri della Federazione Internazionale di Canottaggio: incarico che si è rinnovato per i successivi quattro quadrienni e che scadrà, per raggiunti limiti di età, il prossimo anno. Quale membro della Commissione (composta ad oggi di undici membri di paesi diversi, rappresentanti tutti i continenti) ho avuto l’opportunità di partecipare in qualità di supervisore a ulteriori tre edizioni di Giochi Olimpici (Pechino, Londra e Rio) e mi accingo a essere presente a Tokyo nella speranza che non ci siano ulteriori problemi o dilazioni dovuti all’emergenza sanitaria. Oltre alle citate importanti occasioni Olimpiche ho avuto comunque l’onore di essere Presidente di Giuria a numerosi eventi Internazionali quali Campionati Mondiali e Continentali delle varie categorie.
La mia esperienza mi ha permesso di entrare in contatto con diversi aspetti dello sport del canottaggio che comprende diverse discipline: oltre a quella tradizionale delle gare in linea sulla distanza dei 2000 metri, che tutti siamo abituati a vedere, negli ultimi anni hanno assunto rilevanza altre attività quali l’Indoor Rowing (disciplina che si svolge al coperto con l’utilizzo di macchine dette “remoergometri”) il Para-rowing, dedicato agli atleti disabili e, in particolare, il Coastal Rowing. Tale ultima forma di canottaggio nasce nella vicina Francia, dove è praticato da qualche decennio, e si è via via esteso nei paesi vicini, Italia in primis, conquistando anche l’interesse della Federazione Internazionale che lo ha inserito nel suo calendario gare, con dignità di Campionato Mondiale, dal 2007.
Si tratta di una disciplina diversa da quella tradizionale citata che chiameremo, per semplicità, olimpica. Diverse sono le imbarcazioni, diversi sono i percorsi, diverse sono le misure di sicurezza imposte, in particolare, dalle condizioni in cui si effettuano le gare.
Ci sono solo tre tipi di imbarcazioni: il singolo, il doppio e il 4 con timoniere. Hanno delle caratteristiche particolari in termini di costruzione: materiali robusti in grado di resistere a condizioni meteomarine difficili, misure diverse in termini di lunghezza e soprattutto larghezza in maniera da renderle più stabili rispetto alle tradizionali imbarcazioni di canottaggio olimpico.
Le competizioni si svolgono in acque libere (mare o laghi) su percorsi che sono molto simili alle competizioni di vela, con lunghezze cha vanno dai 4 agli 8 km. Le similitudini con la vela non si fermano qui in quanto sono sostanzialmente mutuate anche le procedure di partenza.
Le partenze possono avvenire in acqua o dalla spiaggia e così pure gli arrivi: ciò dipende anche dalla configurazione della località che ospita l’evento.
Non è escluso infine che tale disciplina possa diventare sport olimpico in una delle prossime edizioni dei Giochi.